HIM, intervista a Simona Brown coprotagonista della serie
Nell’intervista a Simona Brown, Faith in HIM, una ragazza intelligente e schietta, con un passato familiare complicato. Simona Brown è stella emergente della recitazione, nota per la sua interpretazione nella serie Netflix Behind Her Eyes. Scopriamo di più di HIM con l’intervista a Simona Brown (alias Faith)!
D: Come ti sei avvicinata al mondo della recitazione?
Mi sono sempre sentita creativa. Da piccola realizzavo scenette che mi inventavo di sana pianta, facevo recitare le mie Barbie su storytelling molto fantasiosi e divertenti. Probabilmente sono stati questi comportamenti a farmi decidere di frequentare a 14 anni la scuola di arte e recitazione, e da lì non mi sono mai fermata.
D: Ti trovavi in Inghilterra quando hanno cominciato le selezioni per il ruolo di Faith?
Ero impegnata in Sud Africa nelle riprese del film “Roots” quando ho scoperto della parte. Non mi sono potuta presentare al provino, ma ho deciso comunque di mandare una mia registrazione. Dalla prima lettura degli script che mi avevano inviato infatti ho trovato molto interessante la storia e mi sono subito sentita affascinata dal ruolo di Faith e dalle scelte stilistiche del regista.
Non mi hanno fatto sapere niente per due mesi, ho pensato “avranno sicuramente preso qualcun’altra”. E invece, tornata dal Sud Africa, il mio agente mi ha detto “ti hanno richiamata”, e da lì tutto è cominciato.
D: Chi è Faith?
Faith è più persone. È una ragazza estremamente precoce per la sua età, è molto spiritosa e indipendente. Quello che ha passato – prima l’abbandono da parte del padre per aver scelto una nuova famiglia e successivamente stare vicina alla madre durante la chemio e poi vederla morire – l’ha obbligata a essere forte e a temprarsi. È molto intelligente e ha sete di conoscenza. Ma è anche una ragazza molto fragile, arrabbiata e sola.
D: Pensi che i personaggi di HIM corrispondano alle persone nella vita reale?
Penso di aver conosciuto tutti i personaggi di HIM nella vita di tutti i giorni. Questo è il motivo per cui mi sono sentita parte dello script da quando l’ho letto per la prima volta: così vero e così descrittivo.
D: Com’è il rapporto di Faith con suo padre Victor??
È un padre piuttosto assente. È come se il loro rapporto si fosse fermato a prima che lui se ne andasse e scegliesse un’altra famiglia. Si è sposato ed è andato avanti e Faith è cresciuta. Ora è tornata a vivere con lui che sta cercando di educarla e di guidarla nel modo giusto, ma lei si sente stretta nelle regole del padre. Ci sono un po’ di questioni in sospeso tra loro.
Capisco il suo rapporto con il padre. Sono cresciuta in casa con solo uno dei miei genitori, quindi posso sicuramente sentire, capire ed entrare in empatia con lei.
D: Come descriveresti la relazione con HIM?
È molto complicata. Vorrebbero dirsi un sacco di cose ma nessuno dei due si sente nella posizione di farlo. C’è sempre questa sorta di strana sensazione tra loro che non gli permette di avvicinarsi, ma col tempo riusciranno a costruire un legame più forte.
La scrittrice, Paula Milne, non ha voluto dare un nome a HIM per non attribuire una vera e propria percezione del personaggio al resto del cast. Penso che quello che volesse dalla sceneggiatura fosse dare un volto comune a HIM, renderlo uno di noi, non un essere speciale. Fionn ha fatto un ottimo lavoro. Non si riesce a credere che questa interpretazione fosse la sua prima volta su un set televisivo o cinematografico. È un vero talento, è fantastico. Ci siamo trovati molto bene sul set.
D: Conoscevi già il mondo della psicocinesi o della telecinesi prima di questo ruolo?
Non particolarmente. Leggevo i libri di Harry Potter e c’erano degli accenni a queste materie. Ho sempre voluto credere che qualcuno là fuori avesse queste capacità, che si possa allenare la mente in modo da poter muovere le cose. Quando ero più piccola provavo a far arrivare a me da una parte all’altra del tavolo i cereali per colazione, quando non avevo voglia di alzarmi.
Ho una mente aperta su tutto, sarebbe impossibile per me pensare diversamente. Queste cose potrebbero succedere. Da bambina facevo sogni e credevo fossero reali. Mi ci è voluto molto tempo per accettare che non fosse così.
D: Qual è stato il tuo primo ruolo per il grande schermo?
È stato quattro o cinque anni fa, avevo 17 anni. Ho partecipato con una piccola parte in “Run” al fianco di Lennie James che interpretava mio padre. È stato fantastico, il mio primo lavoro in assoluto al fianco di un professionista del genere, una grande esperienza di apprendimento. Quando mi guardo indietro, mi rendo conto di aver passato degli anni davvero fantastici. I ruoli che mi sono stati assegnati sono stati tutti stimolanti e interessanti e ho imparato da loro appieno. Questa è la cosa fantastica del mio lavoro e del mio percorso professionale, non sai mai dove sarai, cosa farai o cosa interpreterai. Ed è fantastico. Così spontaneo.
D: Una domanda che sorge spontanea guardando questa serie è bisogna avere paura della paura stessa? Come vivi questo tema nel tuo lavoro?
Prima di salire sul palco posso sentire il pubblico che riempie i sedili e la gente che parla. Li vedo attraverso le tende. Se so che la mia scena è la prossima e ho un preavviso di cinque minuti, a volte divento un po’ nervosa. Ma cerco di usare la paura a mio vantaggio, cerco di trasformare quella sensazione in qualcosa di positivo, salire sul palco e metterci tutta me stessa.
Su HIM, l’intervista a Simona Brown (Faith) finisce qui, ma…